OCEAN BEACH

DOUGLAS LJUNGKVIST
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Titolo: OCEAN BEACH

Autore: DOUGLAS LJUNGKVIST

Sede: LOGGE DEL GRANO

Sito Autore: www.douglasljungkvist.com

OCEAN BEACH

Era il 1946 quando Fred Pearl e il suo socio Edward Patnaude acquistarono un pezzo di terra, allora desolato e pieno di boscaglia, appena a nord di Lavallette NJ. Due fattorini di lavanderia che nei successivi 20 anni hanno trasformato questo luogo in un paradiso per le vacanze denominato "Ocean Beach". La loro idea era quella di costruire case sulla spiaggia a prezzi accessibili per le famiglie della classe operaia. Iniziarono con la costruzione di cottages semplici con una o due camere da letto il cui prezzo partiva da 2.095 dollari e che altro non erano che quattro muri e un tetto senza pannelli o isolamento. Le vendite venivano effettuate informalmente; Pearl lavorava da quello che aveva definito il suo ufficio "mobile" - che era il bagagliaio della sua auto. Ogni giorno lavorativo installava un cartello di legno lungo l'autostrada che recitava "Case in vendita". A quel tempo, tutto ciò che era necessario per assicurarsi il proprio cottage era un deposito di 10 dollari e una stretta di mano. Il primo contratto di vendita fu firmato il 20 luglio 1946.

Questi i fatti storici.

 

"Questo progetto è lo studio di un luogo unico nel panorama americano che ha sedotto il mio gusto popolare e il mio senso dello stile e dell'ordine. Si potrebbe dire che i cottages di Ocean Beach (NJ) non sono altro che roulottes di grandi dimensioni. Sono disposti in una griglia simmetrica di tre unità, con gli istituzionali e democratici nomi di Unità I, II, III, per un totale di oltre 2.000 case. Le strade, ancora fatte di sabbia nell'Unità III, accrescono la sensazione di luogo forte e sparuto. Fotografare quel luogo in bassa stagione mi ha permesso di decontestualizzare i cottages dalla loro funzione di casa-vacanza. Il colore, la forma e le relazioni spaziali sono studiati da una prospettiva formale. Il colore aiuta qui a spezzare l'uniformità del paesaggio architettonico. Ho temporaneamente "preso in prestito" interni di cottages selezionati per creare frammenti di autoritratti con l'aiuto di oggetti personali o reperiti sul posto. Questo mi ha permesso di esplorare i sottotesti di tempo, memoria e identità del progetto. Gli interni non hanno quasi nessun ornamento che restituisca un'astratta dimensione temporale e pochi indizi su chi siano i proprietari. Le camere da letto sono piccole e funzionali, al confine tra l'intimo e il claustrofobico. Come fotografo mi interessano quei cottages che mostrano ancora i segni di un'epoca passata, quando i rivestimenti in legno, i colori vivaci e le decorazioni kitsch erano all'ordine del giorno. Ho sempre pensato che fosse una corsa contro il tempo preservarli visivamente. Ciò a causa del rapido ritmo di ristrutturazione e modernizzazione cui sono stati sottoposti allo scopo di aumentare i potenziali vacanzieri del competitivo mercato degli affitti. Purtroppo, Ocean Beach è stata una delle zone più duramente colpite dall'uragano Sandy a fine ottobre 2012. Il 90% dei cottages affacciati sull'oceano sono stati distrutti e da allora sono stati demoliti. Molti altri sono stati rovinati internamente dall'acqua stagnante quando l'oceano e le acque della baia si sono incontrate sulla sottile isola-barriera. Poiché il progetto è stato completato prima della tempesta, l'idea iniziale era di non documentare il paesaggio post-tempesta. Non avervi accesso per due mesi mi ha fatto però cambiare idea e comprendere meglio anche l'importanza di una testimonianza storica. Ma era sparito il procedimento di lavoro silenzioso e solitario che avevo amato. Ora il posto era pieno di proprietari di case, pattuglie della polizia, curiosi escursionisti di un giorno, demolizioni, costruzioni e società di servizi. E non c'era più la sensazione che il tempo si fosse fermato a Ocean Beach. E' proprio vero, niente dura per sempre! Anche se il mio scopo non era documentare il fragile rapporto tra l'uomo e la natura, a posteriori penso che, da un punto di vista oggettivo, il progetto in parte lo rappresenta".

Il lavoro è stato pubblicato da Kehrer Verlag nella primavera del 2014. Il libro comprende 92 fotografie a colori e presentazioni di Harvey Benge e Steve Bisson.

Douglas Ljungkvist è un fotografo fine art svedese, con base a Brooklyn. Le sue fotografie esplorano la bellezza popolare che è vivida, colorata e tranquilla. Mood e atmosfera sono aspetti importanti del suo lavoro che spesso ha sottotesti di tempo, memoria e identità. Formalmente è interessato allo studio del colore, dello spazio, della forma. Il suo primo lavoro, “Ocean Beach” è stato pubblicato nel 2014 da Kehrer Verlag e il secondo “Urban Cars Brooklyn” è stato distribuito a settembre 2018. Douglas ha ricevuto molti prestigiosi premi tra cui il Winner PDN Photo Annual, il Winner New York Photo Festival Invitational, il Gold Px3 Best Fine Art Book proposal, il National Geographic “Great Outdoors”, e molte volte è stato finalista ricevendo menzioni d’onore, tra le quali ricordiamo CENTER, American Photo, International Photography Awards, Conde Nast Traveler, Photography Masters Cup, Renaissance Photography Prize, Lucie Foundation Scholarship, Design Trust for Urban Space. I suoi lavori sono stati esposti sia in Europa che negli Stati Uniti (ricordiamo l'esposizione personale al Photoville Festival nel 2013, le mostre all'Hereford Arts Festival, al New York Photo Festival, al Format, al Bridge Art Fair, al Garrison Art Center, al Center for Fine Art Photography, al London Street Photography Festival).